L’Isola di San Pietro è una delle due isole principali dell'arcipelago del Sulcis, situata nella parte sud-occidentale della Sardegna. Ha una storia interessante. A partire dal 1738 sull'isola, allora disabitata, giunse una popolazione di lingua e origini liguri provenienti da Tabarka. Si tratta di una piccola isola tunisina dove, nel 1542, erano sbarcate circa trecento famiglie provenienti da Pegli (quartiere del ponente di Genova) su invito dei Lomellini, nobile famiglia genovese che era riuscita ad ottenere in concessione quel piccolo territorio dall'imperatore Carlo V d'Asburgo. Lo scopo era quello di praticare la pesca del corallo e il commercio in generale. Ma all’inizio del XVIII secolo le fortune di Tabarka volgono al termine. Alcuni tabarchini, probabilmente intuendo l’imminente fine dell’economia dell’isola, guardano oltremare alla ricerca di una nuova casa. Carlo Emanuele III di Savoia intende valorizzare la Sardegna e permette alla popolazione tabarchina di migrare sull’isola. Non tutti però lasciano Tabarka e circa 900 genovesi sono ridotti in schiavitù dai tunisini. Nel 1750 e nel 1753 grazie al’’intervento di Carlo Emanuele III e del papa gli ultimi prigionieri sono liberati e possono concorrere a far crescere Carloforte, il centro abitato principale dell’isola dove la popolazione parla ancora il genovese. Vie e piazze riportano riferimenti a Genova e al regno Sabaudo. Si arriva nell’isola con il traghetto che parte da Calesetta, paesello sull’isola di Sant’Antioco. La traversata è rapida e i panorama superbo. Dopo una breve visita al centro cittadino e alla chiesa dedicata a San Carlo Borromeo abbiamo percorso il perimetro della grande salina, una zona paludosa che con lavori enormi fu bonificata, aperta al flusso marino per ottenere una redditizia salina. Purtroppo oggi è abbandonata con tutta la strumentazione che serviva a raccogliere e lavare il sale. Si possono osservare una grande varietà di uccelli tra cui i famosi fenicotteri rosa. Il cammino inizia dalla centrale piazza della Repubblica per poi dirigersi verso piazza Pegli. Di qui si segue il viale osservatorio astronomico per entrare nel parco della salina di Carloforte. Si cammina lungo lo specchi d’acqua quindi si curva verso il cimitero lasciando sulla destra lo stagno delle muggini. Si continua a camminare ora in direzione di Carloforte. Nell’ultimo tratto è necessario camminare per un breve tratto luno la strada provinciale n.103 (fare attenzione).
Nel 1798 Carloforte subì una feroce incursione piratesca: più di novecento suoi abitanti furono catturati e tenuti schiavi a Tunisi per cinque anni. Durante questo periodo uno dei carlofortini catturati, Nicola Moretto, rinvenne sulla spiaggia di Nabeul, vicino a Tunisi, una statua lignea che si ritenne rappresentante la Madonna (probabilmente la polena di una nave, portata sulla spiaggia dal mare). Il ritrovamento fu considerato miracoloso, diede conforto e costituì fatto di coesione, dando origine al culto della "Madonna dello Schiavo" quale protettrice dei tabarchini. Successivamente gli schiavi furono liberati, su pagamento di un oneroso riscatto, dal re Carlo Emanuele IV di Savoia. Al momento della liberazione la piccola statua della Madonna fu portata anch'essa a Carloforte e per accoglierla fu costruita l'omonima chiesa della "Madonna dello Schiavo".
Tour gallery
Tour map and elevation profile
Comments
